“In principio era l’argilla”. Se esistesse una Bibbia della ceramica, inizierebbe proprio così.
La parola ‘ceramica’ viene dal greco kéramos, ovvero argilla. Come ci insegna l’Antico Testamento, la lingua è sempre una questione che ha a che fare con l’origine. La genesi di qualsiasi manufatto in ceramica deriva da questo peculiare elemento naturale che tutti conosciamo.
Anche la storia delle riggiole della Ceramica di Cava ha origine qui, dall’argilla.
E il territorio campano ne è ricco.
L’argilla delle nostre piastrelle è estratta a Rufoli di Ogliara, una frazione di Salerno a circa 5 chilometri dal centro del capoluogo campano. Un piccolo borgo con una chiesa, una scuola e poche case. Costruito lungo il costone di una montagna di origine vulcanica che si affaccia sulla costiera amalfitana.
A Rufoli la lavorazione dell’argilla è storia antica. Tracce di questa attività sono state rinvenute già nella necropoli etrusco-sannitica di Fratte. Tuttavia è dal 1500 che le cave di Ogliara alimentano le fornaci di tutta l’area salernitana, e della costiera amalfitana. Questo schivo borgo alle porte di Salerno è la terra-madre dove prende le mosse la famosa ceramica vietrese.
Ceramica di Cava è un viaggio tra materie prime locali, antichi saperi e tecniche che guardano al futuro. Ogni gesto di chi decora e tornisce le nostre piastrelle è un crocevia in cui si incontrano passato, presente, e futuro.
Un gesto complesso, insomma. Eppure, la nostra, è una storia semplice. Comincia da pochi elementi. L’argilla di Ogliara è uno di questi.